Quella sera in Galleria by Massimo Nava

Quella sera in Galleria by Massimo Nava

autore:Massimo Nava [Nava, Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2023-02-25T23:00:00+00:00


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Sciur Torelli, direttore

L’anno più importante della sua vita si apre con voci ricorrenti di imminente caduta del governo. Se ne parla nei salotti e nelle redazioni dei giornali, nel ridotto della Scala e nei caffè del centro.

Voci che nella primavera del 1876 diventano notizie. Cattive notizie, non soltanto dal suo punto di vista. La borghesia milanese è spaventata dall’eventualità che la sinistra vinca le elezioni e governi il Paese. Si temono movimenti di piazza, scioperi, agitazioni sociali.

«I comunisti hanno già messo a ferro e fuoco Parigi» avverte qualche benpensante che ha letto i resoconti dalla Francia sull’assalto alla Comune: la capitale in rivolta, barricate, palazzi governativi e residenze date alle fiamme.

«Hanno incendiato persino il palazzo del presidente Thiers! Gli agitatori del popolo non si fermano davanti a niente!»

Le icone della sinistra sono Garibaldi e Mazzini. Il programma politico è animato da idee di progresso sociale. Ingiustizie e sofferenze delle popolazioni meridionali portano voti a uno schieramento che non è un partito ma un’alleanza eterogenea di ex garibaldini, repubblicani, laici e radicali, che riuscirà a scalzare la destra al comando dal giorno dell’Unità.

In marzo, il primo ministro Marco Minghetti presenta le dimissioni al re Vittorio Emanuele. La destra, logorata da quindici anni d’ininterrotto potere, cade anche per il tradimento di alcuni deputati, soprattutto della Lombardia e della Toscana, contrari a un disegno di legge di nazionalizzazione delle ferrovie. I tempi sono maturi per il ricambio.

Tuttavia, il leader della sinistra, Agostino Depretis, per garantire la sopravvivenza del nuovo governo si rassegnerà a scendere a patti con ambienti moderati. Le differenze ideologiche e di programma sono meno marcate di quanto facciano supporre infuocati discorsi in Parlamento e feroci polemiche riportate dai giornali. La maggioranza dei deputati è costituita da notabili, eletti in rappresentanza di entrambi gli schieramenti, difendono interessi talvolta convergenti, sono disponibili al compromesso o addirittura a passare nello schieramento opposto. Il suffragio universale è sostenuto dai radicali, ma la sinistra non è unita per questa tappa di progresso. La drammatica situazione economica del Paese, in particolare dell’agricoltura, divide fautori del liberismo e sostenitori del protezionismo doganale. Eugenio Torelli Viollier non è reazionario. Molti suoi amici e colleghi sono ex garibaldini. Per carattere è un moderato, ma approva idee della sinistra, come il proposito di abolire l’iniqua tassa sul macinato che affama i contadini o di attuare una riforma della scuola pubblica che renda obbligatoria l’istruzione elementare. Ha un’idea ferma dell’ordine, delle regole, dello Stato. A suo modo di vedere, il sogno risorgimentale e il percorso unitario del Paese si identificano nella monarchia di casa Savoia. «La corona unisce, la Repubblica divide» va ripetendo in Parlamento un ex garibaldino diventato importante, l’onorevole Francesco Crispi. Torelli ammira Cavour, ha frequentato l’ambasciatore Costantino Nigra, ha amato la Francia imperiale, i progressi economici e scientifici di uno Stato ben articolato in un sistema di leggi e princìpi. Nella sua visione del mondo, le avventure rivoluzionarie possono essere esaltate nei romanzi, non nella realtà. La vita parigina gli ha anche fatto apprezzare i vantaggi del benessere borghese.



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